sabato 10 dicembre 2016

Marina

C'era un silenzio concentrato, quieto, gastronomico.
Il racconto cominciò a farsi fatato, faceto, comico.
Sentii un battito shakerato, concreto, storico.
Presi il bicchiere collaudato, mansueto, nordico
La guardai tormentato, indiscreto, autarchico
Le diedi un bacio costato, segreto, fonico.
Lei rise sorpresa, statica, china
E tutta la scena inattesa, pratica, vicina
Si risolse in un' accesa, edonistica, sorrentina
Storia d'amore inattesa, lavica, oltrefrontierina,
Contesa, drammatica, mancina,
stesa, atavica, sottomarina.

Buonanotte

Dove vai, mia cara notte,
Quando dico buonanotte?
Buona notte, torna indietro!
Per ridar la buonanotte
A chi incerto, gaio o tetro
Cerca sempre l'indomani.
Per ridarla a chi ha paura
Per chi pensa sia congiura
Che il suo fato spezzi i piani
Che matrigna sia natura.
Buona notte se sei buona
Facci fare un bel pasticcio:
D'augurare per la vita
Come un lampionaio alticcio
Mentre passi indispettita
A portare le briosche
Che, lo sai, non sono cotte;
"Buonanotte, buonanotte!"

martedì 25 ottobre 2016

Nicoletta

Vicine con la mente
Perdevi lentamente
Il treno delle cinque
La sigaretta e il selciato
Bagnato come un prato
La tenevi da una parte
Come uno sfoggio d'arte.
Tempesta temperata
Nell'aula sei tornata
Con te le tue carezze
Interventi umani
Da parte anche i tuoi piani
Io vedo solo te.
Le tue leggere risa
Non altro leggere posso
Solo il tuo viso rosso
Che dice alla nostra fermata
Eccoti, sei arrivata.
Eccoti, ci sono
Ti dico senza frastuono
Chi negherebbe con la tempesta
Una dimora meno funesta?
A correre mi stanco
Lungo il tuo viso bianco.
Altro fare non vedo
Solo, al tuo fianco mi siedo.

vuoto in 16 versi

L'inverno autunnale
spazza gli alberi
senza compassione.
Ritorna la pioggia,
la grandine armoniosa.
Non ci si ricorda più
del fondo di un corpo nudo
Dei tramonti dai piedi rosa.
Si guarda alle tazze blu
col cioccolato casalingo
fuso.
Non c'è più niente fuori
nemmeno
il tremito guardingo degli odori
che un gatto, che un passante...

lunedì 17 ottobre 2016

rabbia protettiva

Canzone della donna minacciata

Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata
Era una femmina, era appena nata.  Quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata, neanche con le minacce contro i muri spintonata. / Oh dio, dio, anche se governi, non ti metti a ascoltare la voce di noi, interni.
Dio, dio anche se governi
Io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni./
E anche quando uomini
Vorranno calpestarmi
Sarò brava a riflettermi, cantarmi e masturbarmi. / E
Lascerò che piangano virilità sconfitte
Le loro frustrazioni come delle mestruazioni le fitte. Io non lo dirò.
Cari uomini, non lo svelerò,
Che siete voi i più deboli me me scorderò
Se bruciano, bruciano i poeti
Brucia il collo dell'utero e anche i segreti.
Quando scopriranno tra cento anni appena
Che tu eri il bel principe con quella faccia scema
E forse scopriranno
Che ero io la strega
Ma sinceramente
Che vagina me ne frega?
Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata/ era una femmina, era appena nata/ quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata/ neanche con le minacce contro i muri spintonata/ o Dio, dio, anche se governi/ non ti metti a ascoltare la voce di noi interni/ dio dio, anche se governi, io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni.
A voi care sorelle, io dico: se credete, fatelo con l' amore di chi ancora non conoscete, fatelo con la denuncia di chi ancora vi minaccia che qui si canterà ancora, vi piaccia o non vi piaccia.

Ma mère voudrait

Ma mère voudrait
Que je n'arrivais pas si tôt aux rendez-vous
Au vent et à la pluie
Assise presque sur un cailloux.
Mais elle ne sait pas
Que je me prends du temps
Une heure à l'avance
Pour me donner la chance
De regarder les gens,
D'écrire quelques poèmes,
De jouer l'écrivain.
Tout le monde a sa conquête, tout le monde a son petit banc. Quelqu'un à droite me parle. C'est un homme comme moi, moi qui suis une fille. Je lui repond: ma voix, aujourd'hui c'est comme la Bastille. La Bastille de la revolution. Prise et détruite. Mais "moi je sens de me rappeler ou au moins imaginer l'époque de ta voix, l'époque d'or, que tu était Rabelais, que tu était un rossignol."
Je lui dit "Merci". C'est mieux que "mon amour". Il faut garder les souvenirs pour en faire cadeaux un jour.

Note sur l'Eglise

L'Église, qui garde le oui pour soi, se refuse d'accepter aussi d'autres haletements licencieux: des ahhh, des ohhh, je dirais même des uhhh. Ce n'est pas qu'elle ne les utilisent plus, mais elle ne les reservent qu'à ses mystiques. Elle préfère beaucoup plus les honomatopées: din din, clin clin, clang clang, cra cra, cri cric. On dirait des bruit d'écroulement.

Dedica

Quando la segreta malattia di notte mi entrò negli occhi
Cosa hai fatto, non dirmi
Che mi sei stata vicino
Quando il suono di campane precoce
Battezzava chiese i copriletti
E, spaventata,
Vedevo luci nei lampi di pelle,
Non dirmi che c'eri.
Anche così lontana
Dentro la barca
La barca vicino.
Quando mi sono alzata,
Te ne eri già andata?

Sono incapace di concedere la mano

Sono incapace di concedere la mano. È che vedi, caro.
Io dormo sempre coi fiori tra i capelli.
Mangio al massimo con tre persone
Sul tavolo in veranda.
Mi piacciono gli abiti colorati
Ma non vedo il motivo di fare tutte queste sfilate.
Sai, le cagnoline non amano i fuochi d'artificio.
Fammi l'onore, però, di questo ballo.
Suonereno nella giornata di novembre
Non la faremo diventare di agosto
Solo, ci siederemo sul bordo a lanciare sassi
Al destino se ci separerà.

venerdì 19 agosto 2016

Il ragazzino del treno

Un sonno sconcertante avvolse le sue guance sporche di marmellata. Non si può dire che fosse il sonno di quel singolo istante, bensì di tutto il suo secolo, di tutti i secoli. Se c'era qualcuno che avesse voluto posare le sue stanche membra, egli era tutto lì, in quel ragazzino di undici anni sopra il sedile di un treno affollato. Il suo sonno era puro, non finalizzato al riposo, omnicomprensivo, amalgamante, quel sonno che fa riposare chi guarda. L'allegria della sua indole era ben rappresentata dalla marmellata che rincorreva in tono di sberleffo ogni burbero viaggiatore cappellaio, mantellone, serioso, ben lucidato.
Le voci nella testa che si scatenano in ambienti affollati in cui è educato stare zitti dicevano: "Che ci fa questo bambino da solo? Sta male? Dove starà andando?" e non tacevano facilmente perché la macchia zuccherina sulla guancia creava un effetto di disturbo.
Così come tutte le macchie per le persone distinte. E ognuno in quel treno si credeva una persona distinta.
Non c'erano molte altre distrazioni, i treni di prima classe trasportavano poca varietà antropologica e, anche quando differenze ve ne erano, si cercava di stringere il più possibile la bocca e i mantelli. Alcuni facevano conversazioni noiose, altri sbeffeggiavano i noiosi ma erano ancora più noiosi.
Ad un certo punto il bambino scalpitò.
Non si può dire che fosse sveglio, né che dormisse più, ma che giocasse ad un gioco che implicasse il tenere chiusi gli occhi preparandosi alle sorprese future.

sabato 4 giugno 2016

Malati di cuore

Noi poveri senza letto
Noi poveri perseguitati
Dalla desolazione
Dei racconti di Buzzati
Noi deboli di cuore
E i corpi tutt'udito
Nel quale versa urlando
Un distico infinito.
Che presto ci rapisce
E sbatte contro il resto
Gautier e Hugo ci sembrano
Il migliore pretesto
Per ritardare un po'
L'acquisto della prosa
Noi poveri di marmo
E con la bocca rosa.
La bocca dove vivono
Le api senza avvenire
Che in altre vite che dicono
Presto devon fuggire.

domenica 29 maggio 2016

In attesa della nave


Torni da una pescata
Il viaggiatore è semplice
Sudato e un po' collerico.
Guarda dal finestrino
Con le labbra semi-aperte
Parla col vicino
Regale baffuto con catena d'oro.
Biascica qualcosa.
Dorme e russa.
Fuori quelli che guidano
Sono fossi rossi di strada,
Dentro i distratti
Abbracciano mute diatribe.
Bah. Tocco la terra e intuisco il grosso teschio del mondo.
Le favole servono ai bambini per rappacificarli col loro senso di giustizia. E' giusto denunciare la violenza. E' giusto strillare. Ben consapevoli che poche volte si verrà ascoltati. Poche volte ci saranno delle braccia fraterne ad accoglierti. Ma gioisci lo stesso, perché da piccolo ti hanno raccontato le favole e tu eri stato avvisato. E nonostante questo il tuo corpo, il tuo lumicino, tutto in te ha voluto essere diverso. Ti sei circondato di persone paradigmatiche, per primi i tuoi genitori, e vivi in questo tuo bosco dei desideri che può sempre nascondere una casa di leccornie letali. Un bosco nel quale sposti i tuoi personaggi e intagli i tuoi arnesi. Tutto come volevi, perché sei diverso e anche se nessuna luce verrà a chiamarti durante la tua ultima ora dirai poco male perché dentro qualcosa, senza rivendicarti, procederà dritto. Quel qualcosa che si chiama soffio o anima qualcosa continuerà a percorrere la tua strada e tu la saluterai con gioia immensa. Ti dirai: c'è sempre stata. E sarà la tua marcia trionfale.

Tu luna

Tu luna
E tu nuvola
Che le corri intorno
Non finirà mai 
Questo attrarre.
E dov'è la nuvola
Che mi umida?
Foglia che ti muovi nell'ombra.
Il tuo fiore ti inebria
Di radici continue.
Dov'è il mio albero,
Perché si nasconde il mio seme
Dove nasce il mio bosco
E dove mi attende
La vita?
Lasciar sempre scoperti
Questi interrogativi
Questo potrebbe essere
L'uomo.
Si fa esperienza d'ogni uscita
Di ogni attimo si fa ricordo
Grasso come la terra e la neve.
Ci si getta tra le spighe dominando 
A piedi nudi il biforcare del caso
Che per un po' sostiene e punge
Poi cede e crolla la tua gonna di steli
Gialli e celesti senza differenza
Tra la tua vista e la tua conoscenza.

Sarà caldo

Sarà caldo quando
Suderanno accordéon le mie braccia,
Sarai stanco per niente,
Gli aerei non lanceranno.
Gli studenti e i lavoratori
Protesteranno
E tu mi bacerai,
M'assorbirai,
Coronerai la tua presa in giro
Al gran caldo.
Tremeranno le tue ginocchia
E io non scriverò.

Ti mando i gelsomini


Per farti ritornare i piedi a terra
Ti mando i gelsomini inscatolati,
Ti basterà scartar la loro serra
Come i miei vestiti stropicciati.
Per ridere ed usmarli basteranno
Le tue narici pigre e fumatrici
E se sbriciolerai non ti condanno
Quei fiori sparsi per i criptoportici
Insieme viaggeremo tra quei resti
E tra i quesiti, che contenteranno
I mici in fondo combattuti e pesti
Che a quel sentor di certo scapperanno.