martedì 25 ottobre 2016

Nicoletta

Vicine con la mente
Perdevi lentamente
Il treno delle cinque
La sigaretta e il selciato
Bagnato come un prato
La tenevi da una parte
Come uno sfoggio d'arte.
Tempesta temperata
Nell'aula sei tornata
Con te le tue carezze
Interventi umani
Da parte anche i tuoi piani
Io vedo solo te.
Le tue leggere risa
Non altro leggere posso
Solo il tuo viso rosso
Che dice alla nostra fermata
Eccoti, sei arrivata.
Eccoti, ci sono
Ti dico senza frastuono
Chi negherebbe con la tempesta
Una dimora meno funesta?
A correre mi stanco
Lungo il tuo viso bianco.
Altro fare non vedo
Solo, al tuo fianco mi siedo.

vuoto in 16 versi

L'inverno autunnale
spazza gli alberi
senza compassione.
Ritorna la pioggia,
la grandine armoniosa.
Non ci si ricorda più
del fondo di un corpo nudo
Dei tramonti dai piedi rosa.
Si guarda alle tazze blu
col cioccolato casalingo
fuso.
Non c'è più niente fuori
nemmeno
il tremito guardingo degli odori
che un gatto, che un passante...

lunedì 17 ottobre 2016

rabbia protettiva

Canzone della donna minacciata

Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata
Era una femmina, era appena nata.  Quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata, neanche con le minacce contro i muri spintonata. / Oh dio, dio, anche se governi, non ti metti a ascoltare la voce di noi, interni.
Dio, dio anche se governi
Io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni./
E anche quando uomini
Vorranno calpestarmi
Sarò brava a riflettermi, cantarmi e masturbarmi. / E
Lascerò che piangano virilità sconfitte
Le loro frustrazioni come delle mestruazioni le fitte. Io non lo dirò.
Cari uomini, non lo svelerò,
Che siete voi i più deboli me me scorderò
Se bruciano, bruciano i poeti
Brucia il collo dell'utero e anche i segreti.
Quando scopriranno tra cento anni appena
Che tu eri il bel principe con quella faccia scema
E forse scopriranno
Che ero io la strega
Ma sinceramente
Che vagina me ne frega?
Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata/ era una femmina, era appena nata/ quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata/ neanche con le minacce contro i muri spintonata/ o Dio, dio, anche se governi/ non ti metti a ascoltare la voce di noi interni/ dio dio, anche se governi, io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni.
A voi care sorelle, io dico: se credete, fatelo con l' amore di chi ancora non conoscete, fatelo con la denuncia di chi ancora vi minaccia che qui si canterà ancora, vi piaccia o non vi piaccia.

Ma mère voudrait

Ma mère voudrait
Que je n'arrivais pas si tôt aux rendez-vous
Au vent et à la pluie
Assise presque sur un cailloux.
Mais elle ne sait pas
Que je me prends du temps
Une heure à l'avance
Pour me donner la chance
De regarder les gens,
D'écrire quelques poèmes,
De jouer l'écrivain.
Tout le monde a sa conquête, tout le monde a son petit banc. Quelqu'un à droite me parle. C'est un homme comme moi, moi qui suis une fille. Je lui repond: ma voix, aujourd'hui c'est comme la Bastille. La Bastille de la revolution. Prise et détruite. Mais "moi je sens de me rappeler ou au moins imaginer l'époque de ta voix, l'époque d'or, que tu était Rabelais, que tu était un rossignol."
Je lui dit "Merci". C'est mieux que "mon amour". Il faut garder les souvenirs pour en faire cadeaux un jour.

Note sur l'Eglise

L'Église, qui garde le oui pour soi, se refuse d'accepter aussi d'autres haletements licencieux: des ahhh, des ohhh, je dirais même des uhhh. Ce n'est pas qu'elle ne les utilisent plus, mais elle ne les reservent qu'à ses mystiques. Elle préfère beaucoup plus les honomatopées: din din, clin clin, clang clang, cra cra, cri cric. On dirait des bruit d'écroulement.

Dedica

Quando la segreta malattia di notte mi entrò negli occhi
Cosa hai fatto, non dirmi
Che mi sei stata vicino
Quando il suono di campane precoce
Battezzava chiese i copriletti
E, spaventata,
Vedevo luci nei lampi di pelle,
Non dirmi che c'eri.
Anche così lontana
Dentro la barca
La barca vicino.
Quando mi sono alzata,
Te ne eri già andata?

Sono incapace di concedere la mano

Sono incapace di concedere la mano. È che vedi, caro.
Io dormo sempre coi fiori tra i capelli.
Mangio al massimo con tre persone
Sul tavolo in veranda.
Mi piacciono gli abiti colorati
Ma non vedo il motivo di fare tutte queste sfilate.
Sai, le cagnoline non amano i fuochi d'artificio.
Fammi l'onore, però, di questo ballo.
Suonereno nella giornata di novembre
Non la faremo diventare di agosto
Solo, ci siederemo sul bordo a lanciare sassi
Al destino se ci separerà.