venerdì 5 giugno 2009

Disputa tra una vagina e la sua posseditrice.

(Ispirata all’originale di Salvo Lo Galbo “Disputa tra un pene ed il suo possessore”)

Ehi lei, ehi, là!
“Che c’è, chi parla?”
Son io, più in qua
Che cerco di chiamarla.
“Sei parte del mio corpo eppur del lei
Mi dai?” E come altro potrei
Rivolgermi a fanciulla
In verità un poco citrulla
Sì da non usarmi mai?

“Ma come ti permetti!
Mantieni le distanze!
È colpa, se da stanze
Lubriche mi distanziai?
Che direbbero le amiche?
E i genitori poi, non bussando per entrare
Se trovasseromi te, intenta, a stuzzicare?”

Intanto, non ti lagnare!
Che se di me più pratica tu fossi
Meno staresti lì ad ocheggiare.

“Senti chi sta li a parlare!
Tu che dovresti esser grata
Or t’ha preso di doverti lamentare.”

Mi son stufata! – se permetti –
Io che servo solo per svuotarti la vescica,
per l’appellativo “Una gran fica”
e basta! Almeno che potessi
Ospitare, non dico cose grosse
Ma per lo meno far due mosse
Con intrepidi fanciulli.
O incontri sol citrulli?
Va bene, c’è da conservar l’igiene
Ma a che pro tenermi in catene?

“Se questo è il tuo problema
Allora devo ammettere
Che fosse mia la scelta
Ti farei estromettere!
Non sai tu che gli omastri –come dice la mammina
Al mondo sono troppi
Di quelli che non sanno, trattar con te, vagina
E più che di piaceri si parlerà di intoppi!
Dolori, sangue, e proprio questa è bella:
Se non stai attenta, ti tocca spinger fuori le budella
Per far nascere un bambino
Come il padre, o più, cretino!”

Eh cara, or che m’hai spiegato
Capisco proprio come t’hanno educato,
credere senza provare,
bel modo di campare!
Ma fidati, che da vecchia
Se il fior non avrai colto
Non ci sarà cornacchia
Che vorrà avere dibattito
Con me, tua nume tutelare!
Ahi poi quanti rimpianti
Di non un uomo amare
E chiuder per non rischiare
Il campo ai gentil raccolti!

“Sarà, fors’hai ragione,
Il Nino è proprio un tipo,
Di far con lui ho intenzione
L’amore sotto un fico.”

Ecco il Nino. ( si prepara)

“Aspetta, ohibò che fai?
Non lì, no! Andiamo in un campo più vicino
E discreto, ed ora attendi, carino,
ch’ho da toglier le mutande
ma non al tuo cospetto, s’intende,
e poi…non mi slargare il reggipetto
che ho pagato 40 euro
e che è firmato!
Rovinarlo così, proprio un peccato!
Aspetta che mi devo concentrare
Per potermi rilassare..”

Andiamo bene…

“Sono grassa? Che ne pensi? Parlo troppo?
Ma, come, che cos’è questo galoppo?
Cosa fai? Perché sospiri?
E con gemiti ritiri il tuo strumento?
Io di nulla m’accorsi, non mento!”

Cara mia,
se non stacchi le cervella
E non spegni la favella
Non avrai da lavorare
Per tua madre diventare!

Ma nessuno più mi sente
E la misera s’asconde
A rimpianger tra le fronde.



“Proprio bella!
Prima ch’ero verginella
Tutti lì a farmi la corte
Or, che si diffonde la novella
Mia col nino, nemmeno un cretino
M’ha due parole porte?
E perché le mie amiche
Prima così pudiche
Zitte, zitte, son scoperte
Di due anni almen più esperte?”.

1 commento:

  1. Cristo! Che sacrosanta boccata di poesia profana! La dovevi pubblicare per forza!!!

    RispondiElimina