venerdì 23 marzo 2012

Ciò che tutti sentono

Il mal di denti
è cosa che tu senti
Ma dentro la mia testa
Un pensiero mi si innesta.

Allora non sei tu, perché non sono io.
Non tutti lo risentono
Perciò tende all'oblio.

Son io l'errore, son io.

Ancora il mal di denti è un male fisico
Riporta alla madre, da tutti è sentito
Si lega alla parola, ma senza parola è udito.

Invece non c'è dolore
Al di fuori di quelli da guarire
Col cortisone.
Non siamo mai capiti
Quando non c'è scienza che ci citi.

E allor mi dico fanculo la tristezza
Perché non ti accontenti
del mal di denti?

venerdì 16 marzo 2012

Salsa di soia

Tu conservi la tua gonna nera
Stai seduta sullo scaffale
Tiepida.
In attesa d'esser gettata sul riso.
Le tue macchie sono occhi
I tuoi fondi sono il tramonto
Che macchia il vetro del sogno.

Cantico

Addio sentiero tigrato della dolcezza
Tu certo sei una malattia della mente
Riportami al tiepido animale
Al suo podestare.
Lasciami alla poesia malandrina
A tutto quello che si annoia e sconfina
Timidami solo del miroir apocalittico
Adombrami le fattezze umane
Sibili altri inferni e spari
Finché dovrete parole riesumare.
Sacrificarvi a questi altari.

Assalto

Spensierami e ti spargo
Attenta a non toccarti
Assumimi e ti assalgo
Con truppe artriti ed arti.
Colorami le tempie
Tempurami le anche
Con lo sgarbato irriguardo.
Non sarà il solito siero
A allontanarti.

mercoledì 14 marzo 2012

Città di vita

Firenze
Filando le assenze
Respiro le tue essenze
Comprate in erboristeria
Quando la tua casa
Che, oh calda e ferroviaria brezza,
Era la mia.
Come una macchia di rosso
Non va quasi via.
Dopo lezioni, anche in piazza
I campanelli che non fanno male
Quei due gradini, e avere il sole in mano.
Parlo quel tuo accento « inutile » e fatale :
L'italiano.

Palermo
Un cedro comprato per strada.
Un frutto pieno di folle succo
Senza noccioli duri
Da lanciare con un calcio.
Solo doni,
Anche la buccia si mangia.

Milano
Ormai
Sogna di prati e distese
Tu sei seduto su una colonna
Guardi Milano marciare
Troppo tardi:
Non la segui già più.
Forse da qualche parte verso la direzione del mare
Vivono ancora Milano sincere
Con una buona stagione teatrale.
Beatrici, dalle distanze ingannatrici
In fondo mi ci sono affezionata
Come a una cicatrice avuta da bambina.
Come quando ancora non c'ero mai stata
E sognavo la maturità vicina.

Parigi
Qui ci sono i miei simili
Passano per strada lanciandomi segnali
E ci si guarda, abbiamo gli occhi uguali
La stessa porpora alle guance
Ci diciamo:
"Parigi!"
E poi bando alle ciance. Camminiamo.
Perché quel nome da amor decadente
Continua a vivere e non rima con niente.
Strano e vero :
Ora che non sei mio
Scrivo e ti cullo, ti custodisco
So che sei sempre tu
Ora che non sei mio
il più bello dei pensieri.
Sei qui che ne fai parte.
Tu mi osteggi ed io ti ho
Finalmente.
Ti ammiro come un rivo
Come una quercia o un pianeta.
Corro alla tua fonte e schivo
Il soffrire di me segreta.
Non voglio altro, solo che tu sia lì
Per sempre dentro un'eco di primavera.

Più mi cancellerai e meno sarò me.
Ma cosa importa ? Non è mai interessante
Vivere nel ricordo che si ha di te.
Vivo a parte ma ti scrivo
E tutto è leggero come il tuo sorriso.

Di giorno in giorno sarò me ancora
La me che un giorno esaltasti
Le mie vene continuano a scaldarsi
Il tuo sguardo che ricordo guardare avanti
Senza più guardarmi.

Nelle emozioni sarò ancora più me
La loro forza di redenzione mi attarda
Come una vecchia maliarda
Ma lontano e senza parola né seme.
Nella pace di nulla:
Mi salvo dalla guerra di tutto.