mercoledì 1 febbraio 2012

Avventure dentro un corpo

Caduta dentro un corpo
(A Gianluca)

Da tempo abitavo
In una casetta nasale sull'orlo di un dirupo
Un giorno mentre davo la cera
E costruivo pennelli coi peli di naso
Scivolai, e caddi.
Poche erano, ohimè, le probabilità di salvezza
Bastava uno sbadiglio,
E sarei caduta nel mio corpo.
Così avvenne, o forse avevo lasciata la bocca
Aperta per distrazione, o per dire poesie.
Fatto sta che caddi proprio nell'ugola.
Quando ritornai in me ero circondata
Da pareti di stomaco belle da dipingere.
I suoni erano cambiati, le luci mi facevano
Rimpiangere le tonalità pastello.
Salii sui bronchi e vidi che erano pieni di oracoli
Parlano sempre, quelli.
Poi discesi all'ombelico, un roseo orizzonte
E, in fondo, un lumino, come di luna.
Una volta c'era una corda, chissà perché l'avevano levata.
Intanto il mio corpo senza di me
Faceva un po' quello che capitava.
Mi ci abituai tanto che perdei me stessa.
Ad oggi riesco appena qualche volta ad affacciarmi dagli occhi
Come vedere una città dall'autobus.

Avventura sul corpo II (esterno)


Camminai tanto sulle scale mobili delle vene
E tanto rimboccai le coperte a ghiandole, presi a pugni bacilli
Che riconquistai il naso.
Da lì era di nuovo la guerra: dentro, o fuori?
Decisi dato che c'ero di uscire
Anche se temevo che il mio corpo
Ne sarebbe stato sconcertato.
Come un ebete a funzionare senza di me.
E poi io, lì fuori, così piccola,
Sarei stato il buono pasto del piccione.
Poco importava, presi lo slancio
E planai sull'ascella, foresta accogliente.
Ecco dove costruiremo una città. Mi dissi.
Ma seguii il letto del fiume fino al primo segno di anca.
Troppe ebrezze per un giorno solo:
Presi un tè sopra a un malleolo
E il collo del piede mi fu amaca.

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