martedì 10 giugno 2014

Concerto per scricchiolìo di sedie /tutti i diritti riservati (elisa della martire)

Al centro del palco una sedia vuota, di quelle che si trovano nelle scuole.

Entra uno zoppo. Vi si siede a fatica. Cerca un appoggio per il bastone, non lo trova, getta il bastone per terra, irritato.
Personaggio 1(professore) = ...Un male a una gamba...
Entra di fretta una donna molto magra, portando con sé una sedia, vi si siede.
Donna 1 = La gamba come va ?
Professore = Cosa vuole che le dica...Come sempre...un male...
Donna 1  lo guarda, con sguardo commiserante e scuote la testa = No...no...Proprio non se lo merita. (nel frattempo entra il gendarme con la sua sedia sottobraccio. Ci si siede abbastanza pesantemente.) Ha fatto anche l'università !
Gendarme = Qualcuno di voi ha problemi con la giustizia ?
Professore = Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito...
Donna 1 = Il professore no...è un uomo per bene.
Gendarme scrutando il professore = Cos'ha fatto lì ?
Professore = Mi fa male una gamba.
Gendarme = Non sono tempi sicuri. (la donna si dondola sulla sedia, apre la borsetta, comincia a fare qualcosa, come la maglia)  E poi...Sottolineo : E' forse la sua gamba che le fa male, o lei che fa male alla sua gamba ?
Professore = La prima ipotesi è la meno probabile. È escluso infatti che una gamba possa agire in un modo o nell'altro, di sua volontà.
Gendarme = Rimane dunque che è lei a fare male alla sua gamba !
Professore = Questo è assurdo ! Perché dovrei fare del male alla mia gamba !
Donna 1 = Di certo il professore non lo ha fatto apposta...
Gendarme = Taccia ! Taccia ! (Entra un altro Uomo con la sua sedia.) Si dichiara dunque colpevole per aver lesionato la propria gamba ripetutamente ?
(Entrano due giovani con due sedie, si siedono e cominciano a pomiciare)
Uomo = Eppure anche io...se la mia gamba non si comportasse bene...
Professore = Colpevole ?
Gendarme = Certamente !
Professore = Perderei la mia sedia ?
Gendarme guardandosi intorno = Questo è da vedere.
Uomo = Che scomode...'Ste sedie...
Donna 1= Senta, professore...Lei è sicuro di stare su una sedia adatta ?
Professore= Mah...dopo anni è sempre la stessa. Poi uno ci si abitua.
Gendarme= Niente è detto ! Può essere che dopo anni e anni di fedele servizio...una sedia..track ! Ti tradisca.
Donna 1= Dopotutto, anche il suo mal di schiena dura da anni.
Professore = 9 anni !
Gendarme= Ma è inaudito !
Professore = L'importante è non alzarsi !
Gendarme= Già.
Uomo= Già.
Donna 1= Già.
Donna 1 = Vero, si potrebbe perdere il posto. E poi così...sguarniti...Si andrebbe a finire sotto i ponti.
Uomo = Puntando verso il giovane che sta pomiciando si alza bruscamente in piedi.
Ma io quello lo conosco !
La scena si blocca mentre l'uomo passa davanti a tutti lasciando la sua sedia, entra un vecchio lestamente, si siede al posto dell'uomo.
L'uomo si contorce per cercare di riconoscere i lineamenti del ragazzo che pomicia.
Gendarme = Lo dice a me ! Mio cognato commercia in sedie !
L'uomo si siede sopra il vecchio, si rialza accigliato.
Il vecchio non si sposta. L'uomo si ritrova in piedi, vaga per il palco.
Va verso il ragazzo che pomicia.
Uomo = Antonio !
Il ragazzo si scuote e smette di pomiciare.
Ragazzo = Roberto !
Si abbracciano. La ragazza si allunga sulla sedia lasciata libera dal fidanzato.
Antonio= Questa è la mia fidanzata, Sally.
Roberto= Piacere, Roberto.
Sally= Piacere.
Antonio= Cosa ci fai qui ?
Roberto = Ero venuto per il corteo...poi ti ho visto e...Adesso ho perso la mia sedia..
Antonio= Davvero ?! Ciò non mi stupisce, di questi tempi...Ma tu, tu sei un uomo colto, capace. Ce la farai.
Roberto= Non lo so...sono troppo distratto...La volontà c'è ma...Sai, penso che di questi tempi per avere una sedia seria ti devi fare furbo.
Antonio= Prima una sedia ce l'avevano tutti, e sempre all'angolo perfetto, dove c'è l'ombra. Quelle con lo schienale reclinabile...
Roberto= Già, invece ora una scomodità...
Antonio = Se ne trovi una appena appena decente devi tenere già conto dei soldi per il fisioterapista, a correggerti la postura !
Roberto = Con tutto il tempo che si passa oggi sulle sedie...
Sally= A pensarci mi vengono i brividi.
Entra un uomo su una sedia super-accessoriata, in pelle nera. Si mette al centro.
Dietro di lui c'è una libreria piena di libri, egli ne prende uno, toglie il cellophane nel quale era avvolto, lo guarda un po', fa una smorfia, se lo appoggia sulle ginocchia.
Entra suo figlio, un bambino, su una sedia come quella del padre, ma in dimensioni ridotte. Si siede di fianco al padre.
Il padre gli getta il libro.
Ricco = Tò...Per te.
Figlio= guardando il libro. A che mi serve ?
Ricco = Non vorrai mica diventarmi ignorante ?
Nel frattempo il « fidanzato » Antonio vuole riprendere il suo posto, trova la fidanzata, la carezza sul viso, poi scosta un po' le sue gambe e cerca di accomodarsi a fatica.
Figlio = Di che parla ?
Ricco= Cose importanti. È il primo libro che ho letto quando ero ragazzo. La Recherche di Proust.
Il figlio prova un po' a sfogliarlo.
Ricco= Megara ! Megara !
Voce fuori campo= Sììì ?
Ricco= Dov'è John ? E i miei appuntamenti per oggi ?
Megara entra trascinando una sedia confortevole ma più piccola, con un cagnolino sopra. Tutti lo guardano. Lei è vestita da cameriera.
Megara= Sì allora dunque.... (prende un'agenda)
Figlio= Bravo cagnetto.
Megara= Gita del signorino a Parigi....
Ricco= Ah ! La gita ! Allora vengo con te, come abbiamo deciso ?
Figlio= Sì papà....
Ricco= Ne riparleremo. Cos'altro, Megara ?
Megara=...Ore 18 : appuntamento con T., per fondazione città.
Ricco= Ah, sì ! Certo ! Quasi me ne dimenticavo ! Fallo entrare subito.
Megara= (Guarda verso le quinte) Signore...sarà il caso ?
Ricco= Perché ? Che c'è , insomma ?
Megara= Signore...Quell'uomo non ha la sedia !
Ricco= Mia cara...dobbiamo essere al passo coi tempi. Non rinchiuderci nelle nostre gabbie mentali. E d'altra parte, che importanza ha ? Qui da me di sedie ne può trovare quante ne vuole.
Megara esce. Si fa avanti Roberto T. (uomo senza sedia di prima)
Roberto T. = Buongiorno.
Ricco= Buongiorno mio caro ragazzo ! Accom.... ehm... Megara ! La sedia !
Megara entra portando una sedia.
Roberto T. la guarda, ci gira intorno, la scruta, poi ci si siede in modo anomalo, come se stesse pensando a un'opera d'arte.
Ricco, accendendosi un sigaro sottile = Sì, mi avevano detto che lei era un creativo.
Roberto T. = E a me avevano detto che lei ha qualcosa da affidarmi.
Ricco = Non precipitiamo. Sai, non mi conosci...Devo ammettere di essermi sempre occupato di altro, io, accumulare ricchezze, far andare avanti la mia azienda...Insomma impegni che mi si addicono ma che per me non sono tutto nella vita. Quindi mi sono messo a pensare a un mio sogno nascosto : quello di fondare...Un luogo in cui il cielo sia più puro, il sole consoli ma non scotti troppo, si possa mangiare e bere a volontà, un luogo nel quale la gente venga attratta naturalmente...Un nuovo agglomerato. Una città !
Roberto T. = Una città !
Ricco = Esattamente. Dove le persone possano migrare in tutta tranquillità, a patto ovviamente di pagare un’esigua somma.
Roberto T. = Interessante. E lei vorrebbe finanziare il resto ?
Ricco = Certo ! Le costruzioni essenzali, moderne, confortevoli. In cambio, la gente avrà la sua felicità, potrà svolgere le attività ricreative che vorrà, senza venire disturbata dalle troppe leggi vigenti nelle grosse capitali di oggi. Sarà grande quanto basta da non essere di provincia, sarà giovane e soprattutto comoda. E lei, ragazzo mio, la progetterà ! Ho sempre dato estrema importanza alle idee dei giovani.
Roberto T. = Molto interessante. E dove verrà costruita ?
Ricco = Su una pianura di mia proprietà, è un bel luogo di passaggio per tanti che lavorano nel commercio, saranno stanchi abbastanza da sostarvi almeno un po'...E non se ne andranno più ! Comunque, per questi dieci giorni sarò fuori...Perciò dovrai iniziare tu da solo, poi verrò a controllare il lavoro che hai fatto.
Roberto= Accetto volentieri, lei mi lascia campo libero ?
Ricco= (guardandolo attentamente) Certo, lei mi dà fiducia, caro ragazzo. In ogni caso bisogna pur rischiare. Sono sicuro che mi presenterà tra breve un team di lavoro adeguato. Può tenere la sedia come anticipo.
Se ne va il Ricco, seguito dal figlio, facendo  scorrere le sedie.
Roberto (rimasto solo, inizia a giocare con le sedie, la sua e quelle dei presenti, parlando da solo) = Grandi onori. Le porte si aprono. Pfum ! Appare il teatro . Migliaia di file di sedie popolate dalle più varie tipologie di umanità, ognuna impegnata in una sua attività. C'è chi fa scricchiolare leggermente la sua, con le gambe accavallate, chi ci mangia sopra, chi dorme, c'è chi conta le altre sedie e chi non si alza nemmeno per andare alla toilette. C'è chi ci fa all'amore. Chi specula sui profitti degli altri e chi guarda. Chi applaude, chi parla col vicino. Alcuni stanno chini, si direbbe che si stiano leccando delle ferite come lupi e invece...Parlano al cellulare. Di nascosto, così il vicino, che potrebbe essere anche la moglie, o peggio, la ex-moglie, non lo vede.
Ne ho visti tanti appollaiati sulle loro sedie come se fossero fortini o vascelli, o castelli medioevali con tanto di fossato e di coccodrilli.
I giovani occupano con non-chalance un posto che è loro quasi controvoglia, deformato, alcuni riescono a personalizzarlo, gli anziani non se ne vogliono andare più. Ma è il caso che sceglie l'andamento delle sedute, caso che si può prevedere grazie a qualche trucchetto.
Guardiamo le nostre città : quanti posti ci sarebbero, non ancora sedie, ma che potrebbero diventarlo ? Lo spazio è immenso e ce n'è per tutti. Userò questo principio su una piccola superficie, da cui poi le persone potranno prendere esempio. Creare altre città. Mille. Diecimila. A loro immagine. Non solo la loro singola, piccola sedia. Ma città. Mondi.
Se ne vanno, uno alla volta, i presenti, in qualche modo. Rimane solo il cane sulla sua piccola sedia. Poi anche il cane scende dalla sedia, esce. Rimane una sedia vuota.  Arriva l'anziano signore e la occupa come aveva fatto prima con la sedia di Antonio. Cadono dei coriandoli luccicanti, una luce accecante si accende, la Morte si porta via l'anziano signore, che stringe a se la piccola sedia e viene spinto fuori.

Preparazione della città.

(in preparazione)

Inizia la Scena del concerto, al quale anche il ricco mecenate assiste. Roberto ha predisposto tante sedie. Su ognuna c'è una persona che fa un suono. Chi emette una risata, chi fa scricchiolare la sedia, chi dà colpi secchi, chi riproduce piccoli ritmi. Qualcuno russa, altri lanciano dadi, uno recita delle poesie, qualcuno sale e scende freneticamente dalla propria sedia, due hanno un rapporto sessuale.
Roberto è diventato il direttore d'orchestra.
Alla fine il sipario si chiude, si apre un'altra scena nell'atrio del teatro, dove dei signori molto eleganti fumano. Tra questi il ricco mecenate, irritato.
Ricco = Così non va, non va, ragazzo. Non è proprio quello che intendevo. Certo...Devo ammettere proprio di aver visto la mia idea stravolta completamente. Questi qua devono essere i tuoi...collaboratori ?
Roberto = Sì, vede, lei mi ha dato campo libero, cosa assolutamente indispensabile in arte, ed io...ho dato voce ai bisogni fondamentali di questa gente. Questi qui. Che stanno tutti a guardare !
Ricco = Ma non va, non va ! Dov'è il benessere ? Dove sono i proventi ? Da me non avrà un centesimo ragazzo mio, non uno di più. Mi rendo conto di essere un vecchio utopista...Se ne va strattonandogli la sedia.
Una voce femminile = Roberto...Roberto...
Roberto = Maria, sei tu ?
Maria= Roberto. La città si è ingigantita. Ora sono in troppi. Stanno facendo la rivoluzione. Tra poco è previsto il via libera al fuoco.
Roberto = Devi andartene. Lontano. Corri. Su una parte deserta del mondo. Non tornare più indietro.
Maria = Vieni con me.
Roberto (accarezzandola)= Sono pochissime le donne come te, Maria. Vattene.
Maria= Dove vuoi che vada ?
Roberto = Dove desideri, ma...Se vieni con me, non mi domandare « dove andremo »
Maria= A che stai pensando ?
Roberto = Ora solo alla tua pelle. No...Non solo...alla città.
Maria = Andiamo ?
Roberto (prendendole la mano) = Andiamo.
Si sentono scoppi lontani di guerra.
Escono.

Appaiono dei cartelli su cui è scritto « Roberto T. CONDANNATO ALL'ESILIO »
Su uno schermo al centro delle dichiarazioni di Romeo V.
Roberto vaga sulla scena. Ai suoi passi appaiono città idealizzate di tutti i secoli passati, la Atene del V sec., Atlantide, Ferrara del '500...

Roberto =
« Buonanotte sogni cominciati
Che non hanno il tempo di finire
Più la notte non finisce mai
Meno sento il bisogno di dormire »

Delle guardie vestite di nero lo portano via dietro le quinte.

Segni di cortocircuito.
Luci illuminano un recinto. Dentro al recinto gli abitanti (quelli della scena delle sedie) sono abbigliati in modo più ricco, stanno seduti tutti uguali, a guardare verso il pubblico.

Gli abitanti applaudono. Poi si alzano, si mettono le giacche. Escono.


Resta il figlio di Romeo V. che carezza il cane, guardando fisso di fronte a sé, con un ghigno.