Al centro
del palco una sedia vuota, di quelle che si trovano nelle scuole.
Entra
uno zoppo. Vi si siede a fatica. Cerca un appoggio per il bastone, non lo
trova, getta il bastone per terra, irritato.
Personaggio
1(professore) = ...Un male a una gamba...
Entra di
fretta una donna molto magra, portando con sé una sedia, vi si siede.
Donna
1 = La gamba come va ?
Professore =
Cosa vuole che le dica...Come sempre...un male...
Donna
1 lo guarda, con sguardo commiserante e scuote la testa =
No...no...Proprio non se lo merita. (nel frattempo entra il gendarme con la
sua sedia sottobraccio. Ci si siede abbastanza pesantemente.) Ha fatto
anche l'università !
Gendarme =
Qualcuno di voi ha problemi con la giustizia ?
Professore
= Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito...
Donna 1 =
Il professore no...è un uomo per bene.
Gendarme scrutando
il professore = Cos'ha fatto lì ?
Professore =
Mi fa male una gamba.
Gendarme =
Non sono tempi sicuri. (la donna si dondola sulla sedia, apre la borsetta,
comincia a fare qualcosa, come la maglia) E poi...Sottolineo :
E' forse la sua gamba che le fa male, o lei che fa male alla sua gamba ?
Professore =
La prima ipotesi è la meno probabile. È escluso infatti che una gamba possa
agire in un modo o nell'altro, di sua volontà.
Gendarme =
Rimane dunque che è lei a fare male alla sua gamba !
Professore =
Questo è assurdo ! Perché dovrei fare del male alla mia gamba !
Donna
1 = Di certo il professore non lo ha fatto apposta...
Gendarme =
Taccia ! Taccia ! (Entra un altro Uomo con la sua sedia.) Si
dichiara dunque colpevole per aver lesionato la propria gamba
ripetutamente ?
(Entrano
due giovani con due sedie, si siedono e cominciano a pomiciare)
Uomo =
Eppure anche io...se la mia gamba non si comportasse bene...
Professore =
Colpevole ?
Gendarme =
Certamente !
Professore =
Perderei la mia sedia ?
Gendarme guardandosi
intorno = Questo è da vedere.
Uomo =
Che scomode...'Ste sedie...
Donna 1=
Senta, professore...Lei è sicuro di stare su una sedia adatta ?
Professore=
Mah...dopo anni è sempre la stessa. Poi uno ci si abitua.
Gendarme=
Niente è detto ! Può essere che dopo anni e anni di fedele servizio...una
sedia..track ! Ti tradisca.
Donna 1=
Dopotutto, anche il suo mal di schiena dura da anni.
Professore =
9 anni !
Gendarme=
Ma è inaudito !
Professore =
L'importante è non alzarsi !
Gendarme=
Già.
Uomo= Già.
Donna 1=
Già.
Donna
1 = Vero, si potrebbe perdere il posto. E poi così...sguarniti...Si
andrebbe a finire sotto i ponti.
Uomo =
Puntando verso il giovane che sta pomiciando si alza bruscamente in piedi.
Ma io
quello lo conosco !
La scena
si blocca mentre l'uomo passa davanti a tutti lasciando la sua sedia, entra un
vecchio lestamente, si siede al posto dell'uomo.
L'uomo
si contorce per cercare di riconoscere i lineamenti del ragazzo che pomicia.
Gendarme =
Lo dice a me ! Mio cognato commercia in sedie !
L'uomo
si siede sopra il vecchio, si rialza accigliato.
Il
vecchio non si sposta. L'uomo si ritrova in piedi, vaga per il palco.
Va verso
il ragazzo che pomicia.
Uomo =
Antonio !
Il
ragazzo si scuote e smette di pomiciare.
Ragazzo = Roberto !
Ragazzo = Roberto !
Si
abbracciano. La ragazza si allunga sulla sedia lasciata libera dal fidanzato.
Antonio=
Questa è la mia fidanzata, Sally.
Roberto=
Piacere, Roberto.
Sally=
Piacere.
Antonio=
Cosa ci fai qui ?
Roberto =
Ero venuto per il corteo...poi ti ho visto e...Adesso ho perso la mia sedia..
Antonio=
Davvero ?! Ciò non mi stupisce, di questi tempi...Ma tu, tu sei un uomo
colto, capace. Ce la farai.
Roberto=
Non lo so...sono troppo distratto...La volontà c'è ma...Sai, penso che di
questi tempi per avere una sedia seria ti devi fare furbo.
Antonio=
Prima una sedia ce l'avevano tutti, e sempre all'angolo perfetto, dove c'è
l'ombra. Quelle con lo schienale reclinabile...
Roberto=
Già, invece ora una scomodità...
Antonio =
Se ne trovi una appena appena decente devi tenere già conto dei soldi per il
fisioterapista, a correggerti la postura !
Roberto =
Con tutto il tempo che si passa oggi sulle sedie...
Sally= A
pensarci mi vengono i brividi.
Entra un
uomo su una sedia super-accessoriata, in pelle nera. Si mette al centro.
Dietro
di lui c'è una libreria piena di libri, egli ne prende uno, toglie il
cellophane nel quale era avvolto, lo guarda un po', fa una smorfia, se lo
appoggia sulle ginocchia.
Entra
suo figlio, un bambino, su una sedia come quella del padre, ma in dimensioni
ridotte. Si siede di fianco al padre.
Il padre
gli getta il libro.
Ricco =
Tò...Per te.
Figlio=
guardando il libro. A che mi serve ?
Ricco =
Non vorrai mica diventarmi ignorante ?
Nel
frattempo il « fidanzato » Antonio vuole riprendere il suo posto,
trova la fidanzata, la carezza sul viso, poi scosta un po' le sue gambe e cerca
di accomodarsi a fatica.
Figlio =
Di che parla ?
Ricco= Cose
importanti. È il primo libro che ho letto quando ero ragazzo. La Recherche di
Proust.
Il
figlio prova un po' a sfogliarlo.
Ricco=
Megara ! Megara !
Voce fuori
campo= Sììì ?
Ricco=
Dov'è John ? E i miei appuntamenti per oggi ?
Megara
entra trascinando una sedia confortevole ma più piccola, con un cagnolino sopra. Tutti lo guardano. Lei è
vestita da cameriera.
Megara= Sì
allora dunque.... (prende un'agenda)
Figlio=
Bravo cagnetto.
Megara= Gita
del signorino a Parigi....
Ricco=
Ah ! La gita ! Allora vengo con te, come abbiamo deciso ?
Figlio= Sì
papà....
Ricco= Ne
riparleremo. Cos'altro, Megara ?
Megara=...Ore
18 : appuntamento con T., per fondazione città.
Ricco= Ah,
sì ! Certo ! Quasi me ne dimenticavo ! Fallo entrare subito.
Megara= (Guarda
verso le quinte) Signore...sarà il caso ?
Ricco=
Perché ? Che c'è , insomma ?
Megara=
Signore...Quell'uomo non ha la sedia !
Ricco= Mia
cara...dobbiamo essere al passo coi tempi. Non rinchiuderci nelle nostre gabbie
mentali. E d'altra parte, che importanza ha ? Qui da me di sedie ne può
trovare quante ne vuole.
Megara
esce. Si fa avanti Roberto T. (uomo senza sedia di prima)
Roberto T.
= Buongiorno.
Ricco=
Buongiorno mio caro ragazzo ! Accom.... ehm... Megara ! La
sedia !
Megara
entra portando una sedia.
Roberto
T. la guarda, ci gira intorno, la scruta, poi ci si siede in modo anomalo, come
se stesse pensando a un'opera d'arte.
Ricco, accendendosi
un sigaro sottile = Sì, mi avevano detto che lei era un creativo.
Roberto T.
= E a me avevano detto che lei ha qualcosa da affidarmi.
Ricco = Non
precipitiamo. Sai, non mi conosci...Devo ammettere di essermi sempre occupato
di altro, io, accumulare ricchezze, far andare avanti la mia azienda...Insomma
impegni che mi si addicono ma che per me non sono tutto nella vita. Quindi mi
sono messo a pensare a un mio sogno nascosto : quello di fondare...Un
luogo in cui il cielo sia più puro, il sole consoli ma non scotti troppo, si
possa mangiare e bere a volontà, un luogo nel quale la gente venga attratta
naturalmente...Un nuovo agglomerato. Una città !
Roberto T.
= Una città !
Ricco =
Esattamente. Dove le persone possano migrare in tutta tranquillità, a patto
ovviamente di pagare un’esigua somma.
Roberto
T. = Interessante. E lei vorrebbe finanziare il resto ?
Ricco =
Certo ! Le costruzioni essenzali, moderne, confortevoli. In cambio, la
gente avrà la sua felicità, potrà svolgere le attività ricreative che vorrà,
senza venire disturbata dalle troppe leggi vigenti nelle grosse capitali di
oggi. Sarà grande quanto basta da non essere di provincia, sarà giovane e
soprattutto comoda. E lei, ragazzo mio, la progetterà ! Ho sempre dato
estrema importanza alle idee dei giovani.
Roberto
T. = Molto interessante. E dove verrà costruita ?
Ricco =
Su una pianura di mia proprietà, è un bel luogo di passaggio per tanti che
lavorano nel commercio, saranno stanchi abbastanza da sostarvi almeno un
po'...E non se ne andranno più ! Comunque, per questi dieci giorni sarò
fuori...Perciò dovrai iniziare tu da solo, poi verrò a controllare il lavoro
che hai fatto.
Roberto=
Accetto volentieri, lei mi lascia campo libero ?
Ricco= (guardandolo
attentamente) Certo, lei mi dà fiducia, caro ragazzo. In ogni caso bisogna
pur rischiare. Sono sicuro che mi presenterà tra breve un team di lavoro
adeguato. Può tenere la sedia come anticipo.
Se ne va
il Ricco, seguito dal figlio, facendo
scorrere le sedie.
Roberto (rimasto
solo, inizia a giocare con le sedie, la sua e quelle dei presenti, parlando da
solo) = Grandi onori. Le porte si aprono. Pfum ! Appare il
teatro . Migliaia di file di sedie popolate dalle più varie tipologie di
umanità, ognuna impegnata in una sua attività. C'è chi fa scricchiolare
leggermente la sua, con le gambe accavallate, chi ci mangia sopra, chi dorme,
c'è chi conta le altre sedie e chi non si alza nemmeno per andare alla
toilette. C'è chi ci fa all'amore. Chi specula sui profitti degli altri e chi
guarda. Chi applaude, chi parla col vicino. Alcuni stanno chini, si direbbe che
si stiano leccando delle ferite come lupi e invece...Parlano al cellulare. Di
nascosto, così il vicino, che potrebbe essere anche la moglie, o peggio, la
ex-moglie, non lo vede.
Ne ho visti
tanti appollaiati sulle loro sedie come se fossero fortini o vascelli, o castelli
medioevali con tanto di fossato e di coccodrilli.
I giovani
occupano con non-chalance un posto che è loro quasi controvoglia, deformato,
alcuni riescono a personalizzarlo, gli anziani non se ne vogliono andare più.
Ma è il caso che sceglie l'andamento delle sedute, caso che si può prevedere
grazie a qualche trucchetto.
Guardiamo
le nostre città : quanti posti ci sarebbero, non ancora sedie, ma che
potrebbero diventarlo ? Lo spazio è immenso e ce n'è per tutti. Userò
questo principio su una piccola superficie, da cui poi le persone potranno
prendere esempio. Creare altre città. Mille. Diecimila. A loro immagine. Non
solo la loro singola, piccola sedia. Ma città. Mondi.
Se ne
vanno, uno alla volta, i presenti, in qualche modo. Rimane solo il cane sulla
sua piccola sedia. Poi anche il cane scende dalla sedia, esce. Rimane una sedia
vuota. Arriva l'anziano signore e la
occupa come aveva fatto prima con la sedia di Antonio. Cadono dei coriandoli
luccicanti, una luce accecante si accende, la Morte si porta via l'anziano
signore, che stringe a se la piccola sedia e viene spinto fuori.
Preparazione
della città.
(in
preparazione)
Inizia
la Scena del concerto, al quale anche il ricco mecenate assiste. Roberto ha
predisposto tante sedie. Su ognuna c'è una persona che fa un suono. Chi emette
una risata, chi fa scricchiolare la sedia, chi dà colpi secchi, chi riproduce
piccoli ritmi. Qualcuno russa, altri lanciano dadi, uno recita delle poesie,
qualcuno sale e scende freneticamente dalla propria sedia, due hanno un
rapporto sessuale.
Roberto
è diventato il direttore d'orchestra.
Alla
fine il sipario si chiude, si apre un'altra scena nell'atrio del teatro, dove
dei signori molto eleganti fumano. Tra questi il ricco mecenate, irritato.
Ricco =
Così non va, non va, ragazzo. Non è proprio quello che intendevo. Certo...Devo
ammettere proprio di aver visto la mia idea stravolta completamente. Questi qua
devono essere i tuoi...collaboratori ?
Roberto =
Sì, vede, lei mi ha dato campo libero, cosa assolutamente indispensabile in
arte, ed io...ho dato voce ai bisogni fondamentali di questa gente. Questi qui.
Che stanno tutti a guardare !
Ricco =
Ma non va, non va ! Dov'è il benessere ? Dove sono i proventi ?
Da me non avrà un centesimo ragazzo mio, non uno di più. Mi rendo conto di
essere un vecchio utopista...Se ne va strattonandogli la sedia.
Una voce
femminile = Roberto...Roberto...
Roberto =
Maria, sei tu ?
Maria=
Roberto. La città si è ingigantita. Ora sono in troppi. Stanno facendo la
rivoluzione. Tra poco è previsto il via libera al fuoco.
Roberto =
Devi andartene. Lontano. Corri. Su una parte deserta del mondo. Non tornare più
indietro.
Maria =
Vieni con me.
Roberto (accarezzandola)=
Sono pochissime le donne come te, Maria. Vattene.
Maria= Dove
vuoi che vada ?
Roberto = Dove desideri, ma...Se vieni con me, non mi domandare « dove andremo »
Roberto = Dove desideri, ma...Se vieni con me, non mi domandare « dove andremo »
Maria= A
che stai pensando ?
Roberto =
Ora solo alla tua pelle. No...Non solo...alla città.
Maria =
Andiamo ?
Roberto (prendendole
la mano) = Andiamo.
Si
sentono scoppi lontani di guerra.
Escono.
Appaiono
dei cartelli su cui è scritto « Roberto T. CONDANNATO ALL'ESILIO »
Su uno
schermo al centro delle dichiarazioni di Romeo V.
Roberto
vaga sulla scena. Ai suoi passi appaiono città idealizzate di tutti i secoli
passati, la Atene del V sec., Atlantide, Ferrara del '500...
Roberto =
« Buonanotte
sogni cominciati
Che non
hanno il tempo di finire
Più la
notte non finisce mai
Meno sento
il bisogno di dormire »
Delle
guardie vestite di nero lo portano via dietro le quinte.
Segni di cortocircuito.
Luci
illuminano un recinto. Dentro al recinto gli abitanti (quelli della scena delle
sedie) sono abbigliati in modo più ricco, stanno seduti tutti uguali, a
guardare verso il pubblico.
Gli
abitanti applaudono. Poi si alzano, si mettono le giacche. Escono.
Resta il
figlio di Romeo V. che carezza il cane, guardando fisso di fronte a sé, con un
ghigno.