domenica 25 ottobre 2015

Recentemente ho visto un film, di quei film che ti piacciono perché invogliano a scrivere. Mi succede anche dopo delle conversazioni con alcune persone. All’inizio, quando hai voglia di scrivere, non scrivi niente di eccezionale ma devi continuare perché, così come una psicoterapia, poi il bello viene, e il dolce.
Fino ad ora mi hanno licenziato tre volte, tutte e tre le volte per qualcosa che non sapevo fare. Intendo, non è che non ci provassi. La prima delle volte è stata in una gelateria. Non avevo, nel tempo da loro stabilito, imparato abbastanza bene a farcire dei coni. Da allora ho riprovato altre volte, sempre in casa, ero sicura, la mano si muoveva sciolta, il gelato rimaneva bello dritto su se stesso. Ricordo che una delle mie colleghe invece era stata accettata perché già brava a farcire i coni. È vero, mi hanno licenziata, ma da allora la mia manualità è molto migliorata.
Un po’ di tempo dopo quella gelateria ha chiuso. Mi chiedo. Se mi avessero tenuta, ormai che stavo imparando, e avrei imparato, lo so, come sarebbe andata?
La seconda volta è stata in un bar, per lo stesso motivo. Non ero spigliata, non sapevo fare i drink e mi sono cadute anche un po’ di portate. Insomma un disastro. Mi dovrei dire: non fa al caso mio.
Però da allora in situazioni simili mi sento più sicura, so fare il caffè e credo di saper fare anche un cappuccino nelle macchine dei bar. Sono più attenta e più precisa. Cucino sempre meglio.
Quindi, mi chiedo: se mi avessero tenuta?

Ok, forse dovrei pensare: se tenessero tutte quelle imbranate come me, andrebbero in fallimento. In due weekend però, non mi sento di aver espresso tutta me stessa. Il lavoro non aspetta e, soprattutto, ti vuole già formato. La ricerca di lavoro è un po’ come un eterno purgatorio, una prassi nella quale ti migliori perdendo allo stesso tempo fiducia in te stessa. Fantastico.

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