Recentemente ho visto un film, di quei film che ti piacciono
perché invogliano a scrivere. Mi succede anche dopo delle conversazioni con
alcune persone. All’inizio, quando hai voglia di scrivere, non scrivi niente di
eccezionale ma devi continuare perché, così come una psicoterapia, poi il bello
viene, e il dolce.
Fino ad ora mi hanno licenziato tre volte, tutte e tre le
volte per qualcosa che non sapevo fare. Intendo, non è che non ci provassi. La
prima delle volte è stata in una gelateria. Non avevo, nel tempo da loro
stabilito, imparato abbastanza bene a farcire dei coni. Da allora ho riprovato
altre volte, sempre in casa, ero sicura, la mano si muoveva sciolta, il gelato rimaneva bello dritto su se stesso. Ricordo che una delle mie colleghe
invece era stata accettata perché già brava a farcire i coni. È vero, mi hanno
licenziata, ma da allora la mia manualità è molto migliorata.
Un po’ di tempo dopo quella gelateria ha chiuso. Mi chiedo.
Se mi avessero tenuta, ormai che stavo imparando, e avrei imparato, lo so, come
sarebbe andata?
La seconda volta è stata in un bar, per lo stesso motivo.
Non ero spigliata, non sapevo fare i drink e mi sono cadute anche un po’ di
portate. Insomma un disastro. Mi dovrei dire: non fa al caso mio.
Però da allora in situazioni simili mi sento più sicura, so
fare il caffè e credo di saper fare anche un cappuccino nelle macchine dei bar.
Sono più attenta e più precisa. Cucino sempre meglio.
Quindi, mi chiedo: se mi avessero tenuta?
Ok, forse dovrei pensare: se tenessero tutte quelle
imbranate come me, andrebbero in fallimento. In due weekend però, non mi sento
di aver espresso tutta me stessa. Il lavoro non aspetta e, soprattutto, ti
vuole già formato. La ricerca di lavoro è un po’ come un eterno purgatorio, una
prassi nella quale ti migliori perdendo allo stesso tempo fiducia in te stessa.
Fantastico.
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