Solo ora rileggendo mi accorgo perché è impossibile che io scriva un vero diario. Per quanta sincerità e chiarezza ci sia in me, tutto deve essere detto per anticamera. Per anticamera, insomma, metafora.
Alla maturità, uscita fuori dal tema che mi aveva spolpata per mancanza di spunti
"La poesia sta nel non essere compresi
nel non essere compresi sta la poesia" scrissi.
Poi presi il massimo nel tema, pur sentendomi di aver scritto melmose e piatte cartacce. Dissero che l'avevano letto ad alta voce in commissione.
Ma se viene a mancare il linguaggio, cosa c'è?
Se viene a mancare il libro stesso, cosa faccio, ora, in questa casa mentre faccio uscire in giardino le cagnoline e faccio loro il bagno. Il mio rapporto stesso con loro sarebbe un linguaggio. E senza di esso?
Se ascoltassi a fondo la vocina dentro di me che mi spinse a scrivere quei due versi..dove sarei io?
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