07-04-2009
C'era una volta una ferita nera, e più diventata nera più si infettava. Aveva sentito dire dal corpo che, un giorno, tutte le ferite sarebbero diventate verdi, che avrebbero fatto nascere dei giardini. Inoltre si diceva che tutti coloro che quelle ferite avevano provocato: spilli, asce, coltelli, pallottole, unghie, morsi, spigoli acuminati, ecc. si sarebbero uniti tutti insieme a danzare nel giardino.
La ferita credeva nel suo destino ma non poteva non rabbrividire agli agenti esterni, che nel frattempo entravano in contatto con la pelle viva.
Questa misera ferita era tanto speranzosa che non si chiudeva, non si rimarginava mai, nell'attesa, diventando sempre più infetta.
Tutti avevano compassione di lei, nessuno credeva alla voce del destino verde, perché il suo aspetto così malridotto sovrastava qualsiasi immaginazione di poterla un giorno vedere salva. Passavano davanti a lei vento, sassolini, pollini, sporcizia, senza pietà e, secondo la loro natura, dovevano sporcarla e torturarla, ma la ferita non se la prendeva.
Non si poteva dire che la sua fosse una scommessa, più una lotta all'ultimo sangue. Un giorno la ferita capì che non avrebbe più potuto scegliere di rimarginarsi, era troppo tardi e l'infezione raschiava il midollo, si rattrappì e morì.
Per un attimo regnò il silenzio poi tutto il corpo si diede un ultimo abbraccio e morì anch'esso. Infatti, per una piccola ferita, può morire tutto un corpo.
Il destino sembrava aver mentito alla ferita, quando i corvi cominciarono a lacerare il corpo. Tutti insieme lo aprirono con forza come se dovesssero sollevarlo in aria e non riuscissero. Invece lo sparpagliavano sempre di più, e pioggia e vento lo riversavano, e i bambini vi giocavano sopra, e nonne si sedevano a raccontare sopra storie e sortilegi.
Tagliaboschi vi spezzavano i tronchi con le asce dure e fanciulle si arrestavano sempre lì a sbucciare le castagne. Il corpo divenne irriconoscibile. Arrivò la primavera e una coltre soffice e birichina vi si installò, anzi vi spuntò sopra, era una coltre...verde.
"Posta"? Ma che devo "postare"? "Commento"? ...Ma, ma... Io credo che rimarrò ammutolito per i prossimi venti minuti. Sei l'essere più sublime che ho conosciuto in vita mia!
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