domenica 21 marzo 2010

Passé

Che me ne importa di lei, signor cicisbeo, dalle guance deformate che ha pensato di disporre della mia vecchiaia ancora prima che si presentasse.
Assomiglia lei stesso al più mite degli amanti, detto da una che non ha mai rifiutato un innamoramento.
Ho voglia di affondare la mia corona di spine poetiche sulle sue guance. Ora capisco come il poeta Heine abbia anticipato il '900. E con lui tutto il resto.
Che me ne importa della sua dedizione, lontana, passata e marcita? Il dio dei miei ricordi, ma comunque sia un dio aspro, decaduto, come la lingua italiana. Un dio vendemmiatore, che ai poeti come a bestie domestiche richiede i prodotti ormai con pacche non più molto amichevoli.
Viviamo sempre una dimenticanza, ma ne siamo i soggetti e non gli oggetti, date le cose lugubri e pesanti che non ci dimenticano mai.

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