lunedì 21 marzo 2011

Sono qui

Parigi. Un cane costruito con mattoncini di plastica colorata da un bambino con non ancora abbastanza "puppy-points" per permetterselo mi guarda da terra.
Un giorno la riproduzione vivente di questa creatura caccerà per sempre i mostri dalla sua stanza.
Una sgradevole pompa di calore in una giornata estiva ma non abbastanza calda. Un pianoforte che mi ricorda lo stacco dal mondo, con sopra un orologio che mi ricorda l'appuntamento all'università.
Tutto è assurdo ed allo stesso tempo tenero e cortese.
Il contatore di elettricità misura l'elettricità, i bicchieri celesti sono rangés uno dentro l'altro in una credenza dipinta di giallo.
I dubbi si intridono e si elasticizzano ed i libri di cucina inglese-francese si succedono sullo scaffale en donnant envie di cimentarsi.
Resterò un altro anno? Non resterò un altro anno? Sarò pronta a farlo da sola? Se non provo il pensiero di non averlo fatto mi farà sopravvivere?
tout le monde peut pas s'appeler durand

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