Canzone della donna minacciata
Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata
Era una femmina, era appena nata. Quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata, neanche con le minacce contro i muri spintonata. / Oh dio, dio, anche se governi, non ti metti a ascoltare la voce di noi, interni.
Dio, dio anche se governi
Io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni./
E anche quando uomini
Vorranno calpestarmi
Sarò brava a riflettermi, cantarmi e masturbarmi. / E
Lascerò che piangano virilità sconfitte
Le loro frustrazioni come delle mestruazioni le fitte. Io non lo dirò.
Cari uomini, non lo svelerò,
Che siete voi i più deboli me me scorderò
Se bruciano, bruciano i poeti
Brucia il collo dell'utero e anche i segreti.
Quando scopriranno tra cento anni appena
Che tu eri il bel principe con quella faccia scema
E forse scopriranno
Che ero io la strega
Ma sinceramente
Che vagina me ne frega?
Quella che avevo in testa non me l'hai mai levata/ era una femmina, era appena nata/ quella che avevo in corpo non me l'hai mai levata/ neanche con le minacce contro i muri spintonata/ o Dio, dio, anche se governi/ non ti metti a ascoltare la voce di noi interni/ dio dio, anche se governi, io non sarò mai suddita dei tuoi lunghi inverni.
A voi care sorelle, io dico: se credete, fatelo con l' amore di chi ancora non conoscete, fatelo con la denuncia di chi ancora vi minaccia che qui si canterà ancora, vi piaccia o non vi piaccia.
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