venerdì 25 maggio 2012

Ballade Sappho (P. Verlaine) trad. E. Della Martire


La mia mano dolce di ancella e d'amante
Passa e ride sulla tua cara carne in festa,
Ride e gode del tuo godere.
Sai bene che è per servirla, che essa esiste
E il tuo bel corpo bisogna che io lo spogli
Per inebriarlo senza fine di un'arte nuova
Nella carezza sempre, sempre incline,
Sono uguale alla grande Saffo.

Lascia il mio capo errante e deleterio
All'avventura, un po' scontroso, alla ricerca
D'ombra e d'odore e d'un lavoro affascinante
Verso i sapori del tuo onore misterioso.
Lascia errare l'anima del tuo poeta
Dappertutto, per di qua, campo o bosco, o monte o valle,
Come vuoi tu e se io lo desidero.
Sono uguale alla grande Saffo.

Premo allora tutto il tuo corpo golosamente,
Tutta la tua carne contro il mio corpo d'atleta
Che si rizza e si affloscia a tratti,
Felice del trionfo e della sconfitta
In questo conflitto del cuore e della testa.
Per la sterile stretta in cui il cervello
Viene a guarire finalmente l'incompleta natura.
Sono uguale alla grande Saffo.

congedo

Principe o principessa, onest'uomo o mascalzone,
Tu che mugugni, tu, qualsiasi sia il tuo livello
Troppo saccente poeta o divino prosseneta,
Sono uguale alla grande Saffo.

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